Charles Dana Gibson: l’illustratore che ha segnato un’epoca.

Charles Dana Gibson nacque il 14 settembre 1867 a Roxbury, un quartiere di Boston nel Massachusets, da una famiglia benestante del New England. All’età di otto anni, i Gibson con i 5 figli si trasferirono a Long Island, New York. 

I genitori alimentarono il suo talento artistico fin dalla tenera infanzia, quando con carta e forbici diede forma a sagome deliziose raffiguranti figure umane, animali e piante. Dalle abili e piccole manine spiccarono ironia e movimento.

Le sue silhouette vennero apprezzate dall’affermato scultore Augustus Saint-Gaudens che all’età di tredici anni lo prese come apprendista presso il suo studio. Nel giro di un anno, si rese subito conto della sua passione per lo sketching, così abbandonò la modellazione a favore del disegno a inchiostro e penna.

Frequentò per un paio d’anni l’Art Students League di new York, ma nel 1885 dovette ritirarsi a causa di un problema finanziario familiare. All’età di diciotto anni preparò il suo book e cominciò il giro degli editori alla ricerca di un impiego. Dopo i primi rifiuti e le prime delusioni, con determinazione e tenacia nel 1886 si presentò alle porte della rivista Life, a cui vendette i primi disegni per 4 dollari. Iniziò così un sodalizio con il settimanale che durò un trentennio, nel quale ne diventò editore e dal 1918 proprietario con la maggioranza delle quote, fino al 1932.

Life era un periodico umoristico d’intrattenimento che trattava argomenti di interesse generale, corredati da numerose illustrazioni e fumetti. Nel giro di poco tempo il suo stile diventò riconoscibile e apprezzato in tutto il mondo, rendendolo l’illustratore americano più famoso e portandolo a collaborare con le maggiori testate newyorkesi quali Time, Harper’s Weekly, Scribners e Collier’s.

Gibson Girl: nascita di un character

Nel 1988 si trasferì a Parigi per frequentare la Julien, ma terminati gli studi tornò a New York dove aprì un suo studio. Intraprese viaggi di studio nel vecchio continente, fermandosi un anno a Parigi (1893-94), uno a Londra (1895-96) e la stagione invernale del 1898 a Monaco.

Alla fine del XIX secolo cominciò a disegnare le Gibson Girls, un character la cui prima musa ispiratrice fu la moglie Irene Langhorne sposata nel 1895, seguita dalla sorella Nancy Astor Langhorne, la prima donna al servizio del parlamento britannico. 

Successivamente le modelle ritratte divennero le attrici più belle e più famose del momento quali Camille Clifford, la belga-americana dal vitino da vespa diventata icona della forma a clessidra e l’americana Evelin Nesbit.

Per il characters maschile, ovvero il Gibson Man, si ispirò al suo amico scrittore avventuriero Richard Harding Davis.

Gibson fu l’uomo giusto al momento giusto, visto che l’evoluzione delle tecniche di stampa della fine del XIX secolo permisero la diffusione di riviste e giornali. Si passò dall’incisione su legno alla fotomeccanica, modalità che si prestò ottimamente alla sua tecnica illustrativa.

Lavorò sulla linea, creò volumi, luci e ombre grazie al tratto, conferendo sempre alle sue figure grande eleganza ed espressività e rendendo i testi quasi superflui. Diventò l’illustratore più copiato e riprodotto del suo tempo.

Il suo successo si fondò su una scelta stilista caratterizzata dalla semplicità del tratto a inchiostro come mezzo di espressione e alla raffigurazione e riproduzione di pochi personaggi (characters) riconoscibili. Cambiano le scene ed i costumi, ma il volto dei personaggi rimane lo stesso.

Durante la sua carriera lavorativa Gibson ha vissuto a New Rochelle, New York, una cittadina popolata da artisti, attori, scrittori e illustratori americani famosi, quali Coles Phillips (di cui ti ho parlato qui).

Tra il 1909 e il 1921 fu presidente della Society of Illustrators di new York City, fondata nel 1901 per promuovere attraverso mostre l’arte dell’illustrazione.

Giunto al culmine della sua carriera, all’età di 65 anni decise di ritirarsi e dedicarsi alla pittura ad olio. Morì nel 1944 all’età di 77 anni per un disturbo cardiaco. Nel frattempo il testimone delle Gibson Girls passò alle “Christy Girls” di Howard Chandler Christy, alle “America Beauty” di Harrison Fisher e alle “Fadeaway Girls” di Clarence Coles Phillip.

Gibson Girls: il primo standard di bellezza nazionale americano

Alla fine del 1800 termina un secolo glorioso, dominato dalla florida potenza inglese che ha segnato le basi dell’epoca moderna. Un periodo caratterizzato dall’ottimismo dei rapidi progressi dell’industrializzazione e dal colonialismo su scala mondiale. Alla conclusione dell’era vittoriana, fondata sul moralismo e il perbenismo, Gibson fissò il nuovo canone di bellezza e le nuove regole di comportamento delle donne americane della Gilded Age, chiamata Belle Époque nel vecchio continente.

Un ideale nel quale si identificarono le donne del Nord America, dall’ultima decade del XIX secolo al primo dopoguerra, quando giunti nei ruggenti anni ’20 entrarono in scena le ancor più disinvolte e disinibite Flapper.

La Gibson Girl raffigurava l’ideale femminile americano della classe borghese. Diventò il modello a cui ispirarsi, dall’abbigliamento alla postura, dall’etichetta alle interazioni sociali. 

Una donna alta e slanciata, dalla carnagione chiara. Con la vita sottile, il petto prosperoso (a piccione) ed il fondo schiena spinto in fuori all’indietro, grazie ai lunghi corsetti ideati da Mme Gaches-Sarraute, dritti sul davanti e incurvati ad esse nella parte posteriore. 

Un collo lungo e longilineo, enfatizzato dai capelli vaporosamente cotonati alla pompadour e raccolti in uno chignon. Cappelli a tesa larga, fissati con spilloni e decorati con fiori e piume. Voluminose maniche gigot e stivaletti. Vestita sempre rigorosamente alla moda.

La Gibson Girl era un donna intelligente, moderna, sicura di sé e perfino a tratti altezzosa, caratteristica resa sempre in modo bonario perché contrastata con sapiente ironia. 

Una donna sensuale, romantica e innamorata, felice della sua maternità, ma anche frustrata da un’eventuale infelice vita coniugale. Una donna che gode della complicità e del sostegno delle altre donne.

Una bellezza regale e aggraziata, voluttuosa, ma allo stesso tempo fragile. Altezzosa ma sempre con garbo. Birichina, pungente e provocatoria nel suo rapporto con gli uomini. Una donna nella condizione di scegliere se accettare o meno la corte di un uomo.

Nell’epoca delle suffragette, riuscì ad imporsi come una donna indipendente ed emancipata, pur rimanendo neutrale a livello politico. Questo le garantì il successo in larga scala senza limiti o distinzioni. 

Ritratto di un’epoca

Il successo delle Gibson Girls fu tale perché non partì da un’ideale di bellezza inafferrabile e fantasiosa, ma dalla realtà che circondava l’artista.

Nelle sue illustrazioni sono rappresentate scene di vita quotidiana della borghesia americana, ma anche di quella londinese e parigina che potè osservare da vicino grazie ai viaggi studio e alla permanenza nel vecchio continente.

Con grande spirito di osservazione frequentò teatri, locali, sale da musica e da ballo, tribunali, stazioni e sale d’aspetto, parchi e stazioni balneari. Con ironia e grazia illustrò personaggi reali, lasciando così uno spaccato visivo della società del tempo, sia del mondo rurale che di quello cittadino.

Le Gibson Girls si ispirarono alle attrici più celebri, ma anche le donne che lui incontrava ovunque, delle quali catturò il fascino e lo rese immortale fissandolo sulla carta.

Ben presto Le Gibson Girls apparvero ovunque: dai principali periodici, ai libri illustrati e agli oggetti decorativi per la casa. 

Charles Dana Gibson diede il nome anche al celebre cocktail a base di gin e vermouth. Prendi il bicchiere ghiacciato guarnito da una cipollina e mettitti comoda per gustare le meravigliose gallery tratte dalle sue pubblicazioni.

Cosa ne pensi di queste meravigliose Gibson Girls?

Ti aspetto nei commenti e ti saluto fino al prossimo viaggio “ai tempi d’oro” dell’illustrazione.

À bientot Madame Framboise

Testi e raccolte illustrate di Charles Dana Gibson

About Paris (1895)

London (1897)

Sketches and Cartoons (1896)

The education of Mr Pipp (1899)

Americans (1900)

A Widow and Her Friends (1901)

The Social Ladder (1902)

The Weaker Sex (1903)

Every day People (1904)

Our Neighbours (1905)

Bibliografia: se vuoi approfondire la lettura o desideri sfogliare le meravigliose immagini delle Gibson Girls ti consiglio “The Gibson Girl and Her America: The Best Drawings of Charles Dana Gibson” della Dover Pubblications

Portrait of an Era as Drawn by C.D. Gibson, a biography by Fairfax Downay, 1936, Charles Scribner’s Sons

The Gibson Book I e II volume, 1906, Charles Scribner’s Sons R.H. Russell

The Man and His Art, 1903, Collier’s Weekly

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*